Casale Monf.to – Quello che è successo negli ultimi quattro mesi può assomigliare alla trama di un romanzo. Di quelli di avventura, che ti tengono incollati fino all’ultima pagina. Quelli che non vedi l’ora di arrivare alla fine per scoprire come è andata. Quattro mesi dove è successo veramente di tutto. Un tornado di emozioni, che ti solleva da terra e che se non stai attento, ti sbatte chissà dove. Già, perché nessuno di noi può leggere in anticipo quella fatidica ultima pagina ed è per questo che la concentrazione deve rimanere alta. Per altri 5 mesi almeno.

All’interno del gruppo nerostellato ci sono giocatori, allenatori e dirigenti più esperti. Quelli che tante situazioni le hanno già vissute e sanno che la dote migliore per vivere queste avventure è l’equilibrio. Nel bene e nel male.

Ma ci sono anche ragazzi giovani, che di colpo si sono trovati in una realtà che nemmeno potevano immaginare. Ecco perché, alla vigilia del girone di ritorno, è interessante fare il punto della situazione con il ragazzo che forse più di tutti, ha vissuto questi 4 mesi al triplo della velocità. Mattia Canuto, classe 2002, aveva giocato al massimo in Seconda Categoria ed ora il suo volto, il suo nome, sono ben chiari alla tifoseria della squadra con la stella. Otto gol (e mezzo) in 15 presenze, più un assist in un minutaggio pari a 832 (secondo posto in classifica cannonieri). In pratica, un gol ogni 104 minuti, ma non solo. Due pali clamorosi, un’autorete procurata e due sole gare giocate per intero. Oltre ad una corsa irrefrenabile, diventata un incubo per le difese avversarie. Palla al piede è una locomotiva e la specialità della casa sono gli eurogol. 

Mattia, di la verità, ti aspettavi tutto questo? Non solo sul campo, ma soprattutto fuori, perché ti abbiamo visto prima di partire per una trasferta, fermato da un tifoso sulla sessantina, osservare tra lo stupito ed il compiaciuto, la sincerità con cui ti sono stati fatti i complimenti…

Sapevo che la piazza a Casale era vicina alla squadra. Me lo avevano detto in tanti, ma nessuno poteva prepararmi a quello che ho visto. La passione dei tifosi di tutte le età è incredibile. Ci sentiamo parte del loro sogno e questo scambio di emozioni non si può spiegare a parole. Fuori casa poi sono semplicemente fantastici. Scendiamo in campo consapevoli di avere un giocatore in più dalla nostra parte”.

L’impatto non è stato semplice. Cosa ti ha fatto capire che potevi starci in un contesto come questo? 

All’inizio le difficoltà ci sono state, non lo nego. Le ho superate con la consapevolezza di essere giovane e di avere tanto da imparare. Ho cominciato ad avere fiducia notando miglioramenti di giorno in giorno, puntando sulla mia velocità, una caratteristica che può risultare decisiva contro i difensori avversari. Potevo stare al passo grazie alle doti fisico-atletiche e così è stato”.

Il gol con il Castellazzo ha scacciato gli incubi del “Palli” ed ha dato inizio ad un periodo scintillante.

Non è stato il mio gol più bello, ma sicuramente quello più importante. Venivamo da un periodo anche sfortunato e quella rete è servita a tutta la squadra per liberarsi un po’ dalle paure. Non vedevo l’ora di segnare un gol in casa, decisivo per la vittoria, da condividere anche con i tifosi provando un’emozione che rimarrà per sempre”.

Chi ti ha aiutato di più fino ad ora, in campo e fuori?

La famiglia mi è sempre stata vicino e li ringrazio per tutto quello che fanno per me. Nello spogliatoio abbiamo dovuto conoscerci un po’, ma ragazzi come Michelerio, Miglietta e Canino hanno creduto in me fin dal primo giorno e me lo hanno sempre ribadito. Sono molto grato in particolare a loro ed ai consigli che mi hanno dato”.

Lo spogliatoio è più unito che mai, ma c’è qualcuno con cui hai legato maggiormente?

Per ragioni anche anagrafiche faccio il nome di Zaffiro e di Beatrice. Mi trovo molto bene con loro. Parliamo di tante cose e ci divertiamo”.

A livello personale come ti prepari prima di scendere in campo? Hai qualche rituale scaramantico?

Mi piace stare seduto, raccolto nel mio spazio negli spogliatoi, fino all’ultimo istante. Serve per concentrarmi e per svolgere al meglio il riscaldamento. Restare calmo (non sono uno di molte parole) mi aiuta ad entrare in partita mentalmente”.

Del sogno comune a tutti non parliamone proprio. C’è qualcos’altro che vorresti realizzare nel girone di ritorno?

Il mio primo obiettivo personale era quello di arrivare in doppia cifra con i gol. Ora che ci sono vicino, punto ad alzare l’asticella, cercando di arrivare a quota 15. Ad ogni modo sono sicuro che sarà un girone di ritorno soddisfacente per tutti, perché vogliamo entrare nel nostro piccolo, nella storia di questo club”.

Il ragazzo schivo, timido, nato lo stesso giorno di Dan Akroyd, Carl Lewis, Pamela Anderson, Liv Tyler e Sidney Pollack, in fondo sa come si fa. Basta metterci il cuore e quello di Mattia Canuto è grande come il sogno della città intera. 


 

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